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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

venerdì 3 settembre 2010

Modelli Psicosomatici - La recensione su Studi Junghiani

di Luisa Zoppi

Luigi Turinese è un medico omeopata, noto agli "addetti ai lavori" per le sue pubblicazioni specialistiche (Biotipologia. L'analisi del tipo nella pratica medica, 1997/2006; Il farmacista omeopata, 2002) ma è anche un analista junghiano, collega dell'AIPA, che è riuscito a coniugare la sua "vocazione" medica con quella più propriamente psicologica per poi giungere (inevitabilmente) a quella psicosomatica, come questo libro dimostra.
Modelli psicosomatici può essere definito meglio come un piccolo manuale, rivolto principalmente ai medici, che la scrittura scorrevole rende certamente apprezzabile anche da altri lettori, interessati anch'essi alle diverse possibili declinazioni della psicosomatica contemporanea. Il lavoro di Turinese parte dalla necessità di ridefinire, come ben espresso dal titolo del terzo capitolo, "L'omeopatia come medicina a paradigma psicosomatico" per poi giungere al passo successivo, ovvero a una "Proposta per una revisione della tipologia sensibile omeopatica" (nel quinto capitolo), dove l'autore, saldamente ancorato a una clinica che guarda alla complessità dei sistemi, afferma la necessità di un approccio categoriale che, invece di "focalizzarsi su un meccanismo inceppato piuttosto che su uno squilibrio globale" (p.150) favorisca la "descrizione di una determinata patologia [che non sia] avulsa non solo da qualsiasi legame con la persona ammalata, ma anche da ciò che tale persona era da sana" (p.151).

La prospettiva della complessità, che costituisce il terreno su cui si muove il discorso sviluppato da Turinese , comporta un'inevitabile critica alla Evidence Based Medicine (EBM), pur non disconoscendone gli indubbi vantaggi, tra cui la ricerca e l'utilizzo delle statistiche per la necessaria comunicabilità dell'esperienza. Ma è la possibilità di utilizzare "il concetto di tipo in medicina"(cap.4) che può conferire "all'attività del medico un surplus di spirito umanistico e di attenzione al caso particolare" (p.104) necessario per sviluppare protocolli terapeutici individualizzati. Così la categorarizzazione in tipologie consente di avvicinarsi a una clinica individuale, perché "l'inquadramento del paziente dal punto di vista del suo terreno darà al medico elementi ulteriori di diagnosi differnziale e di orientamento terapeutico" (p.105) e rende possibile, al tempo stesso "imbrigliare in linee prototopiche la potenziale infinità dei casi" (Ibidem)

Dopo aver considerato le tipologie morfo-funzionali, endocrinologiche e omeopatiche, l'Autore affronta anche il complesso discorso relativo alle tipologie psicologiche dedicando particolare rilievo "all'unica classificazione tipologica compiuta espresa nel territorio della psicologia del profondo" (p. 141), sviluppata da Jung nel 1921 in Tipi Psicologici.

Nell'ambito di questo discorso, l'Autore ci ricorda che, mentre Freud era teso a definire "i fondamenti di un funzionamento universale della psiche umana [...] Jung era più interessato a valorizzare le differenze" (Ibidem) riuscendo anche ad ipotizzare, con la sua capacità di "anticipare" i tempi, che "si potrebbe gettare un ponte [...] tra la costituzione fisiologica e l'atteggiamento psicologico" (Jung, 1929, cit. in Turinese p. 144). Si fa qui più evidente l'intento divulgativo che sottende questo lavoro di Turinese, perché proprio nel momento in cui si potrebbe avviare una riflessione più articolata sul contributo che la psicologia analitica può offrire al discorso sulla/nella psicosomatica contemporanea, l'Autore si ferma, certamente "frenato" dalle esigenze didattiche di questo lavoro che, come detto, può essere meglio definito come un testo introduttivo alla psicosomatica per giovani medici.
A questi principali interlocutori, infatti, egli si rivolge proprio in chiusura del capitolo dedicato al "Concetto di tipo in medicina" dove, sempre teso ad accompagnare il lettore nel cammino di avvicinamento ad una prospettiva psicologica/psicosomatica al funzionamento globale dell'individuo umano, Turinese ci ricorda che " Lo scopo del medico è comprendere il paziente al meglio delle sue possibilità. Per realizzarlo, bisogna coordinare saperi di diversa provenienza: scientifici in senso stretto (ruolo dell'EBM), psicologico-umanistici (ruolo della NBM e in generale della comunicazione medico-paziente) finanche "artistici" (uso intelligente della funzione intuitiva, basilare per esercitare quella che non a caso si chiama l'arte della medicina" (p.147).

Il libro è arricchito dai contributi di Paola Marina Risi sulla "Medicina di genere" e di Ivan Cavicchi, con la Postfazione dal titolo " La medicina tra cambiamento ed evoluzione".
Particolarmente interessante, anche per la sua "novità", è il discorso sulla medicina di genere, disciplina avviata nel 1991 negli Stati Uniti, che consiste nello "studio delle differenze tra donne e uomini nella loro fisiologia e nella loro esperienza delle stesse malattie" (p.222) e il cui sviluppo ha portato l'OMS a inserirla nell 'Equity Act (2000), "inteso non solo come equità di accesso alla cura, ma anche come appropriatezza di cura secondo il proprio genere" (Ibidem). A seguito della convergenza di numerosi studi, svolti in diversi paesi, i cui risultati indicavano che gli uomini e le donnerispondono, nella fisiopatologia e nell'esperienza psicologica, in maniera diversa alle stesse malattie, nel 2000 fu istituito il primo insegnamento di medicina di genere presso la Columbia University.
Nel suo stimolante contributo, la Risi ci ricorda che attualmente la medicina sta riflettendo sui suoi criteri di riferimento e su come le diversità di genere, con i loro differenti assetti ormonali, possano spiegare le diverse incidenze di alcune patologie (ad es. quelle cardiovascolari) e i diversi effetti di alcuni interventi farmacologici.
In chiusura il discorso si fa, quindi, più propriamente medico, ma anche questi ultimi argomenti contribuiscono a mantenere alto il livello di interesse del libro.

Luisa Zoppi

Turinese L., (2009) Modelli Psicosomatici. Un approccio categoriale alla clinica. Milano, Elsevier Masson, Pagine 271, € 45

Recensione pubblicata su Studi Junghiani - Rivista dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica , n. 31, Gennaio- Giugno 2010, pagg. 109-111


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